1.9. - Museo Sannitico –
Campano
L’istituzione
del Museo Sannitico-Campano (detto in seguito “Alifano” e
recentemente “Civico”) a Piedimonte Matese (CE) risale al 1913.
Esso ebbe, nel
1927, risonanza internazionale grazie all’archeologo dott. Amedeo Majuri il
quale, dopo una visita sul posto, pubblicò in quell’anno negli “Atti
della R. Accademia dei Lincei” lo studio su alcuni reperti provenienti
dal monte Cila, avanforte del Matese, concludendo che
“… Nessun
altro luogo potrebbe meglio offrire ad un’esplorazione sistematica più copiosi
e chiari documenti dello sviluppo delle civiltà preistoriche, di questo che
deve essere uno dei più vetusti centri della civiltà italica nell’Italia
meridionale”.
Superando non
poche difficoltà il direttore prof. Raffaele Marrocco ne incrementò la
dotazione con gli acquisti operati grazie al contributo del comune di
Piedimonte, delle amministrazioni provinciali di Benevento e di Caserta, del
ministero della Pubblica Istruzione, del Banco di Napoli e di benemeriti
privati cittadini.
Nel 1935 fu
stilato il catalogo composto da tre sezioni per un totale di oltre 1.500
oggetti esposti, diventati nel 1940 quasi 2.000.
Poi ci fu la
guerra e la stasi. Nel dopoguerra si pensò addirittura di adibire i locali che
ospitavano il museo a dormitorio ma, all’energiche proteste del neo direttore,
fece seguito il buon senso degli amministratori comunali che evitò il trasloco.
Per
interessamento di parlamentari locali si riuscì ad ottenere nuovi fondi da
destinare al riordinamento del materiale, ed un incaricato preposto
all’apertura domenicale dell’istituto ed alla relativa sorveglianza.
Si pensò anche
di allestire nuove sezioni, fra le quali la Bibliotheca Scriptorum Loci
(una raccolta della produzione letteraria locale), il reparto
peleontologico con i fossili del Matese, la pinacoteca, etc.
Il rilancio
del museo sembrava ormai cosa fatta (turisti e studiosi, in numero sempre
crescente, impararono a conoscerlo e al frequentarlo) quando ignoti ladri, con
una serie di furti, nel volgere di pochi anni, prima misero fine alla
collezione numismatica e poi depauperarono alcune vetrine contenenti i bronzi e
le terrecotte sannitiche.
Il
soprintendente all’archeologia per le province di Napoli e Caserta, dott. Alfonso
De Franciscis, nel 1973, constatata l’inadeguatezza dei sistemi di
protezione, mise in salvo il rimanente ordinandone il trasferimento provvisorio
presso il Museo Archeologico del capoluogo, posto in cui è tuttora custodito in
attesa di tempi migliori per il ritorno.